Interventi psicologici sulla famiglia
Larcan - Oliva - Sorrenti
18,00 €
Prefazione
Le numerose indagini condotte in ambito familiare sembrano confermare, sempre più insistentemente, l’idea di una famiglia in crisi. I rapporti affettivi diventano sempre più labili e precari, le unioni matrimoniali sono sempre meno frequenti e spesso finiscono per disgregarsi alle prime difficoltà. E, anche nelle situazioni meno critiche, conflitti e senso di insoddisfazione fanno da sfondo alla vita della maggior parte delle coppie. Le ragioni di questo crescente disagio sono certamente molte e complesse. Forse a causa dell’eccessivo individualismo e del desiderio di indipendenza, si fa molta più fatica, rispetto al passato, a tollerare quei legami, quelle costrizioni, quelle dipendenze, economiche e psicologiche, che un legame affettivo, sia a livello di coppia, sia in un contesto familiare più allargato, richiede. Le difficoltà di conciliare le responsabilità e gli impegni connessi alle attività lavorative con la gestione della vita familiare si traducono in un continuo stato di tensione e stress che, a lungo andare, pregiudica le condizioni di salute fisica e psichica, e tutto ciò, inevitabilmente, si ripercuote sulla qualità della relazione, producendo spesso su questa effetti indesiderati. Naturalmente, la nascita dei figli sconvolge e complica ulteriormente le spesso già precarie dinamiche familiari, soprattutto quando qualcuno di essi presenti problemi di comportamento o qualche disabilità. In questo caso, i genitori sperimentano ulteriori disagi fisici ed emotivi che, spesso, hanno enormi difficoltà a gestire.
Si fa sempre più pressante, perciò, la richiesta, da parte delle famiglie, di nuove e specifiche competenze per fronteggiare adeguatamente gli eventi critici a cui sono sottoposte, sia a livello coniugale, sia relativamente alla gestione educativa dei figli. E si fa quindi più urgente l’esigenza di sostenere le coppie e i genitori in crisi perché possano recuperare le loro capacità di relazione e la loro funzione educativa. Gli sforzi finora attuati dalle agenzie istituzionali in questa direzione non sembrano sufficienti, né funzionali. Accanto all’istituzione di servizi di supporto sociale, di consulenza per i problemi di coppia, l’insegnamento di specifiche strategie di gestione dello stress e di problem-solving, sarebbe necessario realizzare interventi di prevenzione finalizzati al sostegno della famiglia, da integrare, nei casi più critici, con programmi di supporto psicoterapeutico.
Il presente volume nasce proprio dall’esigenza di individuare e proporre possibili soluzioni in tal senso. Dopo un’attenta analisi dei modelli teorici che spiegano l’evolversi delle dinamiche psico-sociali interne alla famiglia, viene proposta una panoramica storico-metodologica dei principali approcci clinici ed educativi all’intervento psicologico sulla coppia e sulla famiglia, con particolare riferimento agli interventi di approccio comportamentale.
Tra i numerosi modelli di intervento, si è scelto di approfondire quello comportamentale, non soltanto perché, rispetto ad altri approcci, non gode della medesima diffusione e popolarità nell’ambito della terapia familiare, ma soprattutto in quanto sembra rispondere, più di molti altri, all’esigenza di applicare le metodologie scientifiche, mutuate dalla ricerca, ai contesti di sviluppo e di educazione. L’interesse per questo tipo di intervento nasce, quindi, principalmente dalla possibilità di coniugare l’esigenza di scientificità con l’opportunità di fornire un servizio efficace che si avvalga di metodologie, la cui validità sia già stata ampiamente ed efficacemente sperimentata.
Il volume introduce, inizialmente, il concetto di famiglia, un concetto incredibilmente complesso e controverso. Nel tentativo di comprendere le ragioni della sua complessità e le dinamiche che possono spiegarne l’evoluzione, sono stati richiamati i principi suggeriti dai modelli di Kagitçibasi (1990) e Bronfenbrenner (1979), giungendo ad un’analisi di tipo ecologico e interazionista, in cui lo stress può essere invocato come spinta al cambiamento, come elemento propulsore che richiama l’attivazione delle risorse individuali e sistemiche, ma anche come generatore di disagio e malessere.
Nel capitolo 1 si mette in evidenza come lo studio della famiglia, pur rappresentando un ambito di ricerca scientifica piuttosto recente, dispone già di un bagaglio teorico ricco e stimolante. Se inizialmente l’interesse scientifico era rivolto prevalentemente all’analisi delle patologie della famiglia e dei suoi aspetti disfunzionali, gradualmente l’attenzione si è spostata verso la ricerca dei processi che ne possano spiegare il funzionamento e le risorse di cui bisognerebbe dotare le famiglie per promuoverne lo sviluppo. Tra le numerose teorie che affrontano l’analisi dei mutamenti del sistema familiare, la Family Development Theory e la Teoria del Family stress and coping possono certamente essere considerate dei modelli classici. La teoria evolutiva fornisce uno schema di riferimento dei cicli vitali della famiglia, che vede enuclearsi, soprattutto nei momenti di transizione tra i diversi stadi di sviluppo, le possibilità di consolidamento e crescita o, al contrario, di sfaldamento dei legami e di disgregazione. La teoria del “family stress and coping”, invece, fa riferimento al modo in cui i diversi componenti del nucleo familiare affrontano il distress, cioè gli eventi imprevedibili e incontrollabili. L’attenzione si concentra quindi, non più sui tentativi di ricerca di un modello normativo, quanto piuttosto sulle strategie di coping più efficaci per rendere il sistema funzionale e consentirgli di evolversi positivamente (Scabini, Iafrate, 2003).
A questa breve introduzione teorica sul concetto di famiglia e sui modelli che tentano di spiegarne le dinamiche interne e i cambiamenti, segue una rassegna dei principali modelli di intervento psicoterapeutico. Partendo dai modelli psicoanalitico e psicodinamico, che interpretano il disagio familiare come espressione del malessere individuale e delle problematiche relazionali, si fa cenno al diffusissimo approccio sistemico e ad alcuni dei suoi principali modelli, come quello strutturale, quello strategico e quello sulla comunicazione. Vengono poi decritti gli aspetti essenziali dell’approccio comportamentale, evidenziando come l’influenza dell’approccio cognitivo (Beck, 1979) e della terapia razionale emotiva, proposta da Ellis (1977; 1989), ne abbia promosso l’ampliamento e l’evoluzione verso l’approccio cognitivo-comportamentale. Infine viene riportata la proposta di Nichols (2001) di un approccio integrativo alla psicoterapia familiare, un intervento cioè che non si irrigidisce entro i canoni di un singolo modello teorico, ma che suggerisce di utilizzare, integrandole in relazione alle esigenze, le indicazioni, le metodologie e le tecniche di approcci diversi, in particolare di quelli psicodinamico, sistemico e cognitivo-comportamentale.
Il capitolo 2 affronta il tema della coppia: quali sono le possibili cause del distress coniugale e le strategie di intervento utilizzate per risolvere gli eventuali conflitti. In particolare vengono descritte e analizzate le metodologie di assessment e le strategie di intervento, che vengono solitamente utilizzate dai terapeuti di approccio comportamentale, sia di quello classico, che si concentra prevalentemente sulla modificazione delle modalità di interazione e sull’acquisizione della capacità di scambio comportamentale, integrate con training di comunicazione e problem-solving, sia di quello cognitivo-comportamentale, che invece pone l’enfasi soprattutto sulla ristrutturazione cognitiva per modificare e correggere le strategie cognitive distorte e disfunzionali, che generano le difficoltà di comunicazione e di interazione alla base dei conflitti. Anche nell’ambito delle psicoterapie della coppia, viene suggerito un approccio integrativo. Questo, insieme alle tecniche classiche di modificazione del comportamento, propone l’uso di strategie che favoriscano l’accettazione del partner, coniugando i principi del comportamentismo tradizionale con una maggiore attenzione agli aspetti cognitivi ed emozionali, in linea con i principi della terapia comportamentale razionale emotiva (rebt).
Nel capitolo 3 si passa dalla coppia coniugale alla coppia genitoriale. Quando la crisi cioè è legata prevalentemente a difficoltà nell’educazione dei figli, e soprattutto alla gestione di figli problematici. Si indica la possibilità di intervenire su questi utilizzando programmi di parent education e più specifici parent training. Dal semplice sostegno ai genitori in difficoltà, con programmi che prevedono suggerimenti specifici sulle modalità più adeguate di affrontare determinate situazioni problematiche e su come interagire più efficacemente con i figli, a veri e propri training per l’acquisizione delle competenze di base per il management educativo dei figli. Tra i molteplici programmi riportati in letteratura, ne sono stati descritti alcuni tra quelli più noti e più diffusi e, in particolare, il parent training comportamentale, che è stato analizzato più dettagliatamente nel capitolo 4, sottolineandone, oltre che i principi e le finalità, le strategie operative che lo rendono particolarmente efficace e gli elementi di criticità.
L’ultimo capitolo riporta nel dettaglio un programma di parent training comportamentale, da noi ripetutamente sperimentato in contesti diversi, sia su genitori di bambini disabili, sia su genitori di bambini con più o meno gravi disturbi dell’apprendimento e del comportamento. A differenza di interventi analoghi, questo programma si caratterizza per il rigore metodologico e il background scientifico che lo sostengono. Senza avere la pretesa di farli diventare tecnici della riabilitazione, né tecnologi dell’apprendimento, i genitori vengono condotti gradualmente all’acquisizione delle competenze necessarie al management familiare ed educativo attraverso le tecniche-base di modificazione del comportamento. Divenendo consapevoli delle relazioni funzionali che caratterizzano le interazioni comportamentali e il significato che queste possono acquisire all’interno delle dinamiche sottostanti la relazione educativa, i genitori sono progressivamente sempre più motivati ad apprendere modalità funzionali per gestire in maniera autonoma e decisamente più efficace l’educazione dei propri figli. Inoltre, la partecipazione a tali programmi agevola nei genitori la capacità di individuare e rimuovere, all’interno del contesto familiare, quei fattori che mantengono comportamenti problematici e disfunzionali, con risultati e benefici di portata pari a quella di programmi terapeutici specialistici individuali.
La validità dei principi dell’apprendimento e della modificazione del comportamento è verificabile in qualsiasi tipo di interazione, non solo in quella genitori-figli, ma anche nei rapporti di coppia o nei rapporti professionali. Riteniamo quindi, e l’esperienza ce lo conferma, che gli effetti positivi del training possano essere ampiamente generalizzati alle altre relazioni all’interno della famiglia, ed anche in contesti diversi da quello familiare. Per questo, probabilmente, i programmi di parent training, e quelli comportamentali in special modo, rispetto ad altri interventi di psicoterapia familiare, si caratterizzano e sono apprezzati per la loro funzione preventiva.
Rosalba Larcan
Patrizia Oliva
Luana Sorrenti
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