L'esercizio in Medicina Riabilitativa
SARACENI-FLETZER
95,00 €
La fisiatria, come è noto, è una disciplina eminentemente applicativa nel senso che utilizza l’esercizio per promuovere il recupero delle funzioni compromesse a motivo di una qualche patologia: come dire che essa si qualifica non per le patologie che cura ma per le metodologie che adotta.
Metodologie, diciamolo pure senza preoccupazione, nate da esperienze o da intuizioni felici, ma che, nel tempo, o non hanno resistito ai rilievi critici mossi dalle nuove conoscenze scientifiche ovvero non hanno tenuto conto della esigenza di un aggiornamento da realizzare proprio in relazione alle conoscenze medesime, relative tanto alla interpretazione delle patologie quanto ai meccanismi biologici del recupero.
Peraltro, quanti si occupano di riabilitazione hanno sempre avvertito la mancanza di un testo che fosse dedicato, a differenza degli altri, pur autorevoli, esclusivamente proprio all’esercizio in quanto strumento privilegiato del nostro lavoro. L’esercizio come strumento clinico del riabilitatore; come luogo di valutazione tanto della sua coerenza rispetto alle ipotesi avanzate dalle scienze di base quanto come occasione di verifica proprio di quelle ipotesi; l’esercizio, ancora, come mezzo di comunicazione tra il terapeuta e il paziente ma anche tra le numerose figure della équipe riabilitativa. Viene sempre in mente, a quest’ultimo riguardo, la differenza tra la comunicazione tra due specialisti, che si confrontano sulle variazioni di parametri biologici ottenute con i farmaci, e quella tra i fisiatri e i fisioterapisti sulle modificazioni dei comportamenti indotte dall’esercizio.
Da qui l’idea di mettere mano alla stesura di un testo sull’esercizio.
Il testo si articola in una parte generale ed in una speciale.
La prima comprende le tematiche che ci sono sembrate fondanti per il lavoro riabilitativo: così, il tema, arduo ma essenziale, della relazione tanto tra “terapeuta” e paziente quanto tra i membri della équipe riabilitativa (Spadini); ancora, le basi neurofisiologiche del movimento sia nella sua organizzazione a livello corticale (Marconi) sia all’interno del muscolo (Tesio) e, collegato, il problema della fatica muscolare (Dalla Toffola); poi, il grande tema epistemologico della misura in riabilitazione (Franchignoni) per le evidenti differenze rispetto alle misure biologiche; si è voluto, infine, dedicare un capitolo alla relazione tra l’esercizio e la nutrizione (Capuano) che è sempre più attuale non solo in ambito sportivo.
La parte speciale raggruppa, per affinità, argomenti dedicati ai vari approcci riabilitativi che si avvalgono della manualità del terapeuta e altri che utilizzano tecnologie con uno sguardo, in questo caso, fortemente rivolto al futuro come nel caso della realtà virtuale (Freddi), la teleriabilitazione (Giustini) e l’esercizio in sgravio corporeo (Franceschini).
Vi sono, poi, come era doveroso, numerosi capitoli nei quali si è chiesto agli autori di fare il punto su metodiche da considerare “classiche” quali Bobath (Vinciguerra), Kabat (Sinibaldi), l’esercizio in acqua (Uliano) e l’esercizio terapeutico conoscitivo (Caruso), l’esercizio isocinetico (Fiore), il biofeedback (Megna), l’analisi del movimento (Santilli), mentre in altri sono affrontati approcci di più recente introduzione nella pratica riabilitativa quali la constrain exercises (Boldrini) e le tecniche tipo Pilates (Zaro) con, ancora, uno sguardo a quella medicina tradizionale cinese (Cassarino) da cui ci dobbiamo far interpellare.
Un gruppo di capitoli riguarda il grande tema, sempre attuale e controverso, dell’esercizio strettamente fondato sulla componente muscolare: lo stretching (Foti), l’esercizio posturale (Marchese), quello propriocetivo (Basaglia), le catene cinetiche (Gimigliano) e il cosiddetto esercizio allenante (Saggini).
Un cenno merita ancora il capitolo della vibrazione tanto nella sua applicazione “diffusa” (Foti) quanto in quella focale (Camerota). Quest’ultima da collegare, nel suo impiego nella spasticità con il capitolo sulla tossina botulinica (Molteni).
Alcuni capitoli affrontano temi ultraspecialistici quali la rieducazione della deglutizione (Felisari) quella perineale-vescicale (Lamberti), e, per la loro attualità , i capitoli dell’esercizio nella terza età (Cisari) e negli effetti sul trofismo osseo (Negrini).
Da ultimo, per la particolare riconoscenza che dobbiamo al Maestro che ci ha indirizzato verso questa fatica editoriale, debbo segnalare il capitolo sulla elettroterapia di stimolazione (I. Caruso) che conserva tutta la sua attualità sia per la pratica clinica sia per il valore culturale cui è collegata.
Certo, molti altri approcci riabilitativi di comune utilizzazione potevano essere trattati ma la scelta, peraltro favorita dalla competenza degli autori che hanno aderito all’opera, ha voluto privilegiare i temi che più di altri ci è sembrato si collocassero nella intersezione tra quanto la nostra disciplina ha ereditato dal passato e quanto si è fatto presente più di recente per consegnare al lettore la opportunità di una riflessione personale autonoma su cui fondare le scelte operative ritenute più convincenti.
VINCENZO MARIA SARACENI DAVID ANTONIO FLETZER
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