L'immunofissazione nella diagnostica di laboratorio. Testo-Atlante
Milanesi - Tani - Ciapani
35,00 €
Presentazione
Dai lavori di Tiselius che ha messo a punto il sistema di elettroforesi in fase libera nei primi anni ’40 (lavori che gli hanno valso il premio Nobel) è nata la tecnica elettroforetica che ha subito una rapida ed impressionante evoluzione nel tempo ed ha trovato tante applicazioni nel laboratorio clinico.
Dal complicato e costoso sistema ottico di Tiselius usato per convertire i gradienti di concentrazione delle proteine in tracciati elettroforetici, dopo la loro separazione in fase acquosa, si è passati rapidamente alla più semplice, agevole ed economica separazione su supporto (elettroforesi zonale) seguita da colorazione e lettura densitometrica.
All’uso originario della carta da filtro è succeduto ben presto quello più agevole dell’acetato di cellulosa e, per particolari ricerche, di vari tipi di gel (amido, agarosio, poliacrilamide con e senza dodecil solfato a seconda delle necessità). Anche la rilevazione delle proteine dopo separazione elettroforetica ha visto l’impiego di coloranti specifici sempre più sensibili.
Negli ultimi anni l’elettroforesi capillare ha trovato in chimica clinica ampia applicazione per lo studio delle proteine del siero, mentre l’elettroforesi bidimensionale in gel di poliacrilamide accoppiata alla spettrofotometria di massa sta avendo i primi successi nello studio del proteoma.
Ma è stato soprattutto il felice accoppiamento fra le potenzialità della elettroforesi nella separazione delle proteine e la specificità della reazione antigene-anticorpo (presupposto dell’avvento delle tecniche immunochimiche) che ha permesso la messa a punto di due nuovi settori applicativi: l’immunoelettroforesi e l’immunofissazione (I.F.).
Queste tecniche hanno consentito di approfondire lo studio quali-quantitativo delle proteine dei liquidi biologici con ampie possibilità di applicazioni alla diagnostica clinica.
Della tecnica di immunofissazione tratta il libro di Milanesi e collaboratori, che sono lieto di presentare, anche perché Bruno Milanesi si è formato alla scuola del Prof. Ettore Bozzetti e mia nella realtà operativa degli Spedali Civili di Brescia; ha maturato una ampia esperienza in campo ematologico ed ha approfondito lo studio delle tecnologie necessarie alla valutazione delle proteine dei fluidi biologici, come l’elettroforesi nelle varie modalità applicative e l’immunofissazione.
A quest’ultimo riguardo il volume presentato tratta ampiamente le variazioni chimiche e chimico-fisiche che condizionano la separazione elettroforetica delle proteine ed analogamente prende in esame i fattori che regolano l’immunodiffusione e la conseguente reazione antigene-anticorpo tipica della I.F.
Dettagliata la classificazione che viene fatta delle componenti monoclonali, della loro diagnosi differenziale e del loro dosaggio tramite la funzione integrale e della refertazione dei differenti quadri delle componenti monoclonali nel siero.
La seconda parte del volume prende in esame rispettivamente le proteine del siero, delle urine, del liquor e le crioglobuline; evidenzia al riguardo la necessità di una stretta collaborazione tra clinico e laboratorista al fine di una corretta identificazione delle componenti monoclonali sieriche, tenendo anche conto della influenza di svariati processi fisiopatologici che possono influire ed alterare il metabolismo proteico.
Interessante e ricco lo studio delle proteine urinarie con la tecnica I.F., sia in ambito fisiologico che nel follow-up di pazienti nefropatici già inquadrati clinicamente; ma anche lo studio di pazienti esposti a sostanze nefrotossiche (cadmio, piombo ecc.) e più in generale nei casi di sospetta nefropatia quando l’esecuzione della biopsia può essere di pregiudizio per il paziente.
Per le proteine del liquor lo studio quali-quantitativo con I.F. risulta prezioso per evidenziare la diagnosi verso l’esistenza di una sindrome infiammatoria locale e consente, in molti casi, di escludere la presenza di processi neoplastici, vascolari o degenerativi a carico del sistema nervoso.
Molto interessante lo studio delle crioglobuline sia per la loro valorizzazione clinico-diagnostica sia per l’idoneo trattamento preanalitico messo a punto dagli Autori per conservare queste proteine allo stato naturale.
Altro pregio indiscusso del testo, che rappresenta una caratteristica saliente, consiste nell’ampia casistica clinica presentata che riguarda i vari argomenti trattati con i corrispondenti tracciati I.F. che ne fanno un testo atlante prezioso per gli addetti ai lavori.
Per l’insieme dei meriti ricordati credo che questo volume avrà un ampio successo e troverà l’approvazione sia dei laboratoristi sia dei clinici; ai primi perché chiarisce i dettagli operativi della tecnica I.F. e ne mostra le potenzialità applicative, ai secondi perché indica un mezzo operativo disponibile utile e talvolta indispensabile per chiarire molte situazioni diagnostiche.
Brescia, novembre 2003
LUIGI SPANDRIO
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