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Letteratura

Storia della letteratura italiana

Autori
Rossi

35,00 €

  • publish date novembre 2008
  • ISBN 978-88-299-1964-2
  • Code Piccin 1817021

PRESENTAZIONE La Storia della letteratura italiana per uso dei Licei di Vittorio Rossi segnò profondamente le generazioni degli studenti italiani dal 1900 – anno in cui a Milano apparve la prima edizione per i tipi di Francesco Vallardi – al 1962, allorché fu pubblicata la ristampa dell’ultima edizione, la sedicesima (1953-56), alla quale pose mano Umberto Bosco, che aveva curato la quattordicesima (1942-43) e la quindicesima (1946) dopo la morte del maestro, avvenuta il 18 gennaio del 1938.

Nessuna storia letteraria italiana ha avuto una simile fortuna, se si eccettua quella di Natalino Sapegno, successore del Rossi nella cattedra romana alla Sapienza dal 1937, che l’anno prima aveva pubblicato a Firenze, per La Nuova Italia, il primo volume del Compendio di storia della letteratura italiana.

Entrambe queste storie letterarie s’imposero per il loro livello di assoluta superiorità su tutte le altre: superiorità che, a mio avviso, esse tuttora mantengono anche sui manuali di oggi. Quella di Sapegno risente della sua impostazione crociano-gramsciana; quella di Rossi è invece d’impianto positivistico-idealista: di un idealismo più gentiliano che crociano.

Vittorio Rossi nacque a Venezia il 3 settembre del 1865, dove compì gli studi liceali.

Quindi si iscrisse all’Università di Padova, da cui nel 1884 si spostò a quella di Torino, dove ebbe maestri Arturo Graf e Rodolfo Renier, suo parente da parte di madre, al quale avrebbe in séguito dedicato la seconda edizione del Quattrocento. Si laureò nel 1886 con una tesi su Battista Guarini e il Pastor fido, che veniva pubblicata in quello stesso anno.

Nel 1887 si spostò a Firenze per perfezionarsi presso l’Istituto Superiore con Adolfo Bartoli e Pio Rajna, che lo orientarono in una direzione maggiormente filologica. Ivi strinse amicizia con Ernesto Giacomo Parodi e con Giuseppe Vandelli. Di quel periodo sono le magistrali edizioni delle Lettere di Andrea Calmo (Torino, Loescher, 1888) e delle Pasquinate inedite di Pietro Aretino ed anonime (Palermo-Torino, Clausen, 1891). Nel frattempo, dopo aver brevemente insegnato nei Licei di Sessa Aurunca e di Palermo, passò all’Universit`a: fu dapprima a Messina (1891), quindi a Pavia (1893), a Padova (1908; dal 1910 ne fu Rettore) e infine a Roma (1913-1936). Tra le molte cariche che ebbe ricordiamo quelle di Presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei (dal 1933) e di Presidente dell’Edizione Nazionale delle Opere del Petrarca (dal 1935).

Il suo influsso sugli studi d’italianistica fu immenso, a testimonianza del suo altissimo profilo di studioso, autore di opere fondamentali che fanno di lui il massimo italianista tra la fine dell’Ottocento e il primo quarantennio del Novecento. Ci`o `e dimostrato da autentici capolavori della storiografia letteraria e della filologia italiana, quali il Quattrocento – la “perla” della Storia letteraria d’Italia per secoli edita da Francesco Vallardi e a tutt’oggi, nonostante altre lodevoli e meno lodevoli intraprese, insuperata per erudizione e dottrina –, uscito in prima edizione nel 1898 e quindi profondamente rinnovato nel 1933; gli Scritti di critica letteraria in tre tomi (i. Saggi e discorsi su Dante; ii. Studi sul Petrarca e sul Rinascimento; iii. Dal Rinascimento al Risorgimento) editi a Firenze da Sansoni nel 1930; la monumentale edizione in quattro volumi delle Familiari del Petrarca (ivi, 1933-42; l’ultimo vol. a cura anche di Umberto Bosco, che si occupò degli ultimi tre libri e allestì gli indici dei nomi), magistrale esercizio di acribia filologica nell’acuta individuazione dei diversi stadi di composizione delle varie lettere; la citata Storia della letteratura italiana; la lucida sintesi Letteratura all’interno della voce Italia nel volume xix dell’Enciclopedia italiana (Roma, Istituto dell’Enciclopedia italiana, 1933); e, da ultimo, il pregevole commento alla Comedìa di Dante interrottosi al canto xxii del Purgatorio per la morte del Rossi (che in vita aveva pubblicato il solo Inferno, Napoli, Perrella, 1923) e proseguito poi dal suo allievo Salvatore Frascino (1899-1969), il quale stampò il commento completo in tre volumi tra il 1941 e il 1948 (Milano-Roma, Dante Alighieri).

La sua opera fu continuata soprattutto dai suoi allievi Umberto Bosco, Siro A. Chimenz e Aurelia Accame Bobbio, tutti docenti presso la Facoltà di Magistero dell’Università La Sapienza di Roma.

Dalla metà degli anni Cinquanta in poi la stella del grande studioso andò sempre più offuscandosi, anche se soprattutto il Quattrocento vallardiano e l’edizione delle Familiari rimasero e rimangono dei punti fermi. Prova ne sia che il suo glorioso Quattrocento – così come il Trecento del Sapegno – non è stato sostituito nella rinnovata Storia letteraria d’Italia della Piccin-Vallardi, ma è stato accuratamente aggiornato da un’attenta e scrupolosa specialista: la compianta Rossella Bessi.

Le ragioni del declino della sua Storia della letteratura italiana sono fondamentalmente due: il ripudio, dopo la fine della seconda guerra mondiale, da parte degli intellettuali, del nazionalismo, per reazione alla stolidità patriottarda del fascismo; e la presa di distanza dall’idealismo gentiliano, anch’essa retaggio delle posizioni antifasciste. Nazionalismo e idealismo gentiliano costituiscono, come abbiamo detto, la base storico-critica del Rossi, oltre, ovviamente, al sano impianto positivistico proprio della scuola storica.

Eppure il nazionalismo di Rossi era qualcosa di alto e di nobile, e nulla aveva a che fare con la crassa volgarità e la belluina violenza tipiche del fascismo. Bisogna sempre tener presente che Vittorio Rossi era, per parte di madre, di origine trentina, e quindi è naturale che si sentisse fin da giovanissimo spontaneamente vicino alle posizioni dell’irredentismo, pur non partecipando mai attivamente alla politica. Inoltre, per reazione al frammentismo estetizzante di Croce, si accostò all’estetica di Gentile – suo collega alla Sapienza dal 1917 e suo stretto amico –, la quale lo portava a vedere l’arte letteraria, e poetica in particolare, quale espressione della vita dello spirito nella sua interezza. Ed è singolare che da una prospettiva affatto diversa, ossia storicistico-marxiana, Antonio Gramsci arrivava acutamente a conclusioni non dissimili nella rivalutazione della struttura della Comedìa contro il frammentismo crociano.

Per chi scrive, invece, uno dei due limiti maggiori della sua visione consiste nei giudizi moralistici che di frequente egli dà di testi erotici o licenziosi, pur se si tratti di capolavori assoluti come il Decameron. Del resto, il Rossi – uomo di austeri costumi, che professava la religione del dovere e quella della patria – era incapace di separare il giudizio estetico da quello morale. Una tale mentalità lo spinge a dedicare poche righe ad un poeta di cui aveva promesso l’edizione, mai portata a compimento, 1 e di cui – pare incredibile – gli sfugge completamente l’alto valore artistico: il Burchiello – massimo poeta realistico dei primi secoli della nostra letteratura –, che viene posposto nella sua valutazione critica ad uno scolorito epigono come il Pistoia. Questo bigottismo – assolutamente sincero e in lui connaturato, in quanto in linea con i tempi, e quindi mai tartufesco – è oggi assai più fastidioso del nazionalismo e della componente idealistica e rende una grande opera come la sua Storia della letteratura italiana un testo datato.

L’altro difetto è pure frutto dei tempi e consiste in una inopportuna innovazione introdotta con l’edizione del 1924-25: il sempre maggior peso dato ai giudizi estetici nella valutazione delle singole opere rispetto alla humus storico-culturale, che – in istridente contrasto con la sua formazione positivistica – viene drasticamente ridotta: per cui molto a torto lo spazio dedicato alla storia della cultura e agli autori cosiddetti “minori” diviene talmente ristretto che la sua trattazione a volte risulta non sufficientemente informata. Pecca gravissima per chi proveniva dalla scuola del Renier, del Bartoli, del Rajna. Infatti è dal più umile sostrato culturale che i cosiddetti “maggiori” traggono la linfa vitale necessaria per isbocciare gagliardamente.

Ad eccezione di queste due pecche, pur gravi, il disegno di Rossi è di una trasparenza stilistica, di una lucidità critica e di una solidità storico-filologica che nessun’altra storia letteraria, 1 Vd. al riguardo il fondamentale contributo di G. Crimi, «L’augurio se lo portò il vento». L’edizione del Burchiello preparata da Vittorio Rossi, in «Letteratura italiana antica», vii, 2006, pp. 355-403.

ad eccezione di quella già citata del Sapegno, possiede. Per cui la lettura in parallelo di entrambe offre il miglior quadro che si possa immaginare. Sia l’una che l’altra discendono, infatti, dal capolavoro del De Sanctis, sia pure utilizzato in maniera dicotomica ed orientato differentemente secondo le rispettive e ben distinte tendenze ideologiche dei due insigni studiosi. Ma il Rossi risente in maniera massiva anche della sua solidissima formazione positivistica, che lo spinse a tradurre in italiano il secondo volume – quello sul Rinascimento (il volume primo sulle Origini era stato tradotto da Nicola Zingarelli) – del capolavoro della storiografia letteraria della scuola storica: la Geschichte der Italienischen Literatur del tedesco Adolf Gaspary (1849-92), di cui uscirono due edizioni per la torinese Loescher: nel 1891 e nel 1900.

Nelle tredici edizioni anteriori a quelle rivedute e aggiornate da Umberto Bosco la struttura della Storia della letteratura italiana del Rossi rimase immutata, a testimonianza della sua validità. Il profondo rinnovamento introdotto dall’ottava (1924-25) non investì, infatti, la struttura, ma lo spirito del libro, che puntava sempre più a rappresentare la letteratura non come un fatto isolato, ma come «una funzione della complessa vita di un popolo» in rapporto alle altre manifestazioni artistico-culturali, e in particolare alla storia dell’arte figurativa.

Fin dalla prima edizione il suo intento fu principalmente quello di presentare la nostra letteratura quale espressione della civiltà italiana. Per il Rossi, dunque, i fenomeni culturali sono una manifestazione della vita dello spirito e solo in essa trovano il loro significato, ma non sono mai disgiungibili dalle condizioni politiche ed economiche della società. In base a tutto ciò, il Rinascimento – il periodo che studiò con maggiore attenzione – è da lui visto come l’affermazione «delle nascenti nazionalità europee in grembo all’unità politico-religiosa medievale.

[...] Questi due concetti che guidano la sua indagine critica sul Rinascimento, della creatività dello spirito e della coscienza nazionale in cui tale creatività storicamente si concreta ed opera come forza determinante della storia moderna, sono del resto quelli che ispirano tutta la sua più matura attività di studioso». 2 A volte, nella sua pur illuminata visione di questo periodo, commette degli errori di fondo, come quando, ad esempio, rifiuta la solidissima tesi burckhardtiana dell’individualismo quale componente essenziale della società rinascimentale; ma nella sostanza le sue pagine sono preziose anche per il lettore di oggi.

Studioso fondamentalmente della letteratura medievale e rinascimentale, il Rossi tuttavia diede importanti contributi anche nel campo della letteratura moderna e addirittura contemporanea, scrivendo pagine acute sul classicismo del Carducci, di cui fu tra i primi a sottolineare, con riferimento alle superbe liriche maremmane, le doti di mirabile ed insuperato paesaggista.

Il rinnovamento portato dall’edizione del 1924-25 fu radicale: molti giudizi furono, infatti, completamente riveduti, come, ad esempio, quelli su Jacopone da Todi, che nelle precedenti edizioni era fortemente limitativo, e sull’arte barocca, vista dapprima come una manifestazione dei tempi corrotti. Vennero inoltre ampliate le parti riguardanti la produzione contemporanea, la cui trattazione investe sino a Corrado Alvaro, mentre del Futurismo si offre una valutazione positiva, a testimonianza di un’attenzione non comune, per un severo filologo di formazione ottocentesca, alle più avanzate esperienze avanguardistiche dell’arte letteraria.

* * * Chi scrive è, come è noto, molto lontano dall’idealismo, sia gentiliano che crociano, ed è invece legato alla scuola positivistica – che pure fu alla base della formazione del Rossi, da cui però si staccò progressivamente, come testimonia l’edizione del 1924-25, nella quale 2 A. Accame Bobbio, Vittorio Rossi, in I Critici, a c. di G. Grana, Milano, Marzorati, 1969, iii, p. 1725 [pp.

1717-36].

prese in parte le distanze da essa, sposando in pieno la dottrina idealistica – e ad una visione della letteratura non come fenomeno dello spirito, ma come riflesso della società, della storia politica, economica e culturale dei tempi, in istrettissimo rapporto con le altre forme d’arte e con la scienza. Perché, dunque, ristampare un manuale scolastico concepito a fine Ottocento e non più pubblicato da circa mezzo secolo, ideologicamente abbastanza lontano dalle posizioni di chi lo ha fermamente voluto rilanciare? Semplicemente perché si tratta del più lucido profilo della nostra storia letteraria assieme, come s’è detto, a quello del Sapegno. Pertanto, riproporlo all’attenzione degli studenti di oggi – beninteso, non di quelli liceali (ahimè, non più in grado di comprenderlo a causa della rovinosa decadenza della scuola italiana, dovuta a leggi sempre più sciaguratamente demagogiche), ma degli universitari – mi sembra quantomai opportuno, specie perché, a mio avviso, i manuali in circolazione sono tutti, quale più e quale meno, insoddisfacenti per varie ragioni e nessuno di essi presenta neppur lontanamente un quadro d’assieme così felice.

E tuttavia chi di questo libro cerchi una riedizione di tipo filologico farà bene a lasciarlo senza indugi sugli scaffali delle librerie. Un’operazione del genere a parer mio non avrebbe avuto alcun senso; sarebbe stata sufficiente una mera ristampa anastatica. Così come non avrebbe avuto senso inserire capitoli sulla letteratura dal 1938 – anno della morte del Rossi – ad oggi. Basta rifarsi, infatti, ai tanti manuali sulla letteratura contemporanea in circolazione, alcuni dei quali – come, ad esempio, quello, eccellente, di Giuliano Manacorda – validi.

Per rimettere in circolazione e far rivivere la Storia del Rossi ho ritenuto indispensabili quattro cose, di cui rivendico la piena responsabilità: eliminare tutti i giudizi moralistici su autori ed opere che avrebbero reso quel manuale obsoleto; colmare le lacune storicoculturali dovute al più marcato orientamento idealistico introdotto a partire dall’edizione del 1924-25 mediante opportune integrazioni (che sono fatte in parentesi quadre per distinguerle dalle parti originali) su autori ed opere non menzionati dal Rossi o perché giudicati “minori” o perché scoperti successivamente (si pensi ai frammenti lirici ravennati, che spostano l’origine della nostra lirica dalla Sicilia alla Romagna); sostituire le vecchie bibliografie, oggi inutili, con delle nuove che tengano conto delle più moderne edizioni dei testi e dei più avanzati studi critici, menzionando però solo i lavori scientificamente più validi ed accreditati senza inutili ingombri; rivedere radicalmente l’interpunzione antiquata ed oggi inadeguata, evitando di separare il soggetto dal verbo con virgole errate, eliminando le virgole nelle relative determinative ecc. Non si è ritenuto invece opportuno, come pure avrebbe desiderato l’editore, ritoccare lo stile dell’autore, sostituendo termini desueti con corrispettivi vocaboli più consoni ai lettori di oggi, perché ciò di fatto avrebbe snaturato l’opera; mi sono limitato a uniformare forme oscillanti (ad es., i vari casi di medio evo, medioevo, Medio evo e Medioevo in Medioevo ecc.) e ad inserire gli accenti con funzione distintiva negli omografi, sia omofoni che non.

La complessa opera di revisione del manuale si deve a Federico Casari da Bondeno, mio strettissimo collaboratore, giovane di peregrina erudizione, il quale ebbe a propormi di rilanciare il testo del Rossi, a lui particolarmente caro. 3 Un ringraziamento particolare al dottor Massimo Piccin, che con grande sensibilità ha compreso le notevoli potenzialità di una simile operazione editoriale e culturale.

Antonio Lanza (Prof. nell’Università dell’Aquila)

INDICE DEI CAPITOLI
DALLE ORIGINI
AL SECOLO DECIMOQUINTO
INTRODUZIONE. – La letteratura
in lingua latina fino al secolo XII
27
1. La letteratura alla caduta dell’Impero romano
27
2. La letteratura sotto il dominio dei Goti
27
3. Progressiva decadenza dal VI secolo al IX ..
28
4. Risveglio letterario nel secolo X
29
5. Rinascita dello spirito umano nei secoli XI e
XII
29
6. Risveglio degli studi medici, giuridici e storici
30
7. Scritti polemici e teologici nei secoli XI e XII
32
8. Gli studi rettorici e la poesia in quei due secoli
33
9. Origine della poesia ritmica
33
10. Rifiorimento della poesia latina alla fine del
secolo XII: Arrigo da Settimello e Pietro da
Eboli
34
CAPITOLO I. – L’origine della lingua
italiana
37
1. Stato presente della ricerca.
2. Il latino volgare
37
3. Alcuni fatti linguistici del latino volgare
37
4. Diffusione del latino fuori di Roma
39
5. La trasformazione del volgare e l’origine dei
linguaggi romanzi
40
6. Le prime tracce dei linguaggi romanzi e il
basso latino
41
7. L’origine degli idiomi italiani
42
8. I piú antichi monumenti degli idiomi italiani
43
9. Formazione della lingua letteraria italiana
44
10. Il prevalere del toscano sul siciliano e il trionfo
del fiorentino
45
Appendice al Cap. I. – Un po’ di linguistica
49
CAPITOLO II. – Condizioni generali della
cultura italiana nel secolo XIII
53
1. Sguardo alle condizioni politiche
53
2. La storiografia. Salimbene
53
3. Studi giuridici
54
4. Studi teologici
54
5. Studi rettorici. Pier della Vigna
55
6. La poesia latina
56
7. L’architettura, la scultura
57
8. La pittura
58
9. Il volgare e la letteratura
59
CAPITOLO III. – I primordi della poesia
didattica e narrativa
61
1. Concetto di storia letteraria
61
2. Valore e forma dei primi conati letterari in Italia
61
3. Documenti di poesia volgare nel sec. XII
62
4. I poemetti di Girardo Patecchio, di Uguccione
da Lodi e di Giacomino da Verona
65
5. I poemetti di Bonvesin della Riva e altri componimenti
didattici e narrativo-religiosi dell’Italia
superiore
66
6. L’epopea carolingia
68
7. Poemi franco-veneti del ciclo carolingio
68
8. Le leggende classiche del Medioevo e i poemi
franco-veneti del ciclo classico
69
9. Poemi cavallereschi in dialetto veneto
70
CAPITOLO IV. – La poesia religiosa
e la poesia popolaresca profana
nel secolo XIII
73
1. S. Francesco d’Assisi e le Laudes creaturarum
73
2. Il movimento francescano e le laudi sacre
74
3. Jacopone da Todi
75
4. Lirica popolaresca amorosa e giocosa: Cielo
d’Alcamo
76
5. Lirica popolaresca d’argomento storico: il serventese
dei Geremei e dei Lambertazzi
78
CAPITOLO V. – Le origini della poesia
d’arte
83
1. Poesia di popolo e poesia d’arte. La lirica provenzale
83
2. La lirica provenzale in Italia. Sordello
84
3. Federico ii e la sua corte
85
4. La scuola poetica siciliana: i poeti
86
5. I caratteri della poesia siciliana
86
6. La scuola poetica siciliana in Toscana
89
7. Chiaro Davanzati. Guittone d’Arezzo
91
8. Guido Guinizelli
94
9. Il Guinizelli iniziatore dello Stilnovo
96
10. Lo Stilnovo a Firenze
96
11. Guido Cavalcanti e i poeti minori di quella
scuola
97
12. La dottrina estetica del Medioevo
98
13. La poesia allegorico-didattica. Brunetto Latini
e il Tesoretto
99
14. La poesia giocosa. Rustico di Filippo
101
CAPITOLO VI. – I primordi della prosa
italiana
107
1. Caratteri generali della prosa dugentesca
107
2. La prosa delle leggende cavalleresche
107
3. Il Novellino e il Libro dei sette Savi
108
4. La storiografia. Ricordano e Giacotto Malispini
109
5. La prosa dottrinale: il Tesoro di Brunetto Latini
111
6. Restoro d’Arezzo. Paolino Minorita. Prosa moraleggiante:
i Fiori e le operette di Bono
Giamboni. Il Fiore di rettorica e le Pístole di
Guido Fava
112
7. Sintassi e stile nella prosa dugentesca.8. Le
lettere di Guittone
113
8. Le lettere di Guittone
113
CAPITOLO VII. – Dante e le sue
opere minori
117
1. Sguardo riassuntivo alla letteratura del secolo
XIII. Dante
117
2. La famiglia paterna di Dante, la nascita, i
primi studi
118
3. Gli amori e il matrimonio
118
4. La vita politica sino all’esiglio
119
5. La lirica dantesca dello stil nuovo
121
6. La Vita nova
122
7. La lirica allegorica e dottrinale
124
8. La tenzone con Forese (di dubbia attribuzione)
e le rime pietrose
125
9. La canzone Tre donne
126
10. Le peregrinazioni dell’esiglio
126
11. Il Convivio
127
12. Il De vulgari eloquentia
128
13. Dante e Arrigo vii
130
14. La Monarchia
131
15. La vita di Dante dopo la morte di Arrigo
132
16. La corrispondenza con Giovanni del Virgilio
e la morte
133
CAPITOLO VIII. – La Divina Commedia
143
1. La genesi, il tempo della composizione e il
titolo della Divina Commedia
143
2. Le figurazioni medievali dell’Oltretomba e
la Divina Commedia
144
3. L’architettura dei tre regni danteschi
145
4. La struttura morale dell’Inferno
146
5. La struttura morale del Purgatorio
147
6. La struttura morale del Paradiso
148
7. Il viaggio di Dante per i tre regni
148
8. L’allegoria
150
9. La profezia del DXV
152
10. Lo spirito di Dante
152
11. La materia scientifica e storica del poema
153
12. La storia come forma dello spirito dantesco .
154
13. L’arte di Dante
156
14. Soggettività e oggettività dantesche
157
15. L’arte di Dante e l’allegoria. Virgilio e Beatrice
158
16. Diversi caratteri artistici delle tre cantiche
159
17. Conclusione
160
CAPITOLO IX. – La letteratura
dei tempi di Dante
163
1. La lirica: Cino da Pistoia
163
2. La poesia allegorica: il Fiore; l’Intelligenza
e i poemi di Francesco da Barberino
165
3. La poesia gnomica: Bindo Bonichi
166
4. La poesia didattico-scientifica: Jacopo Alighieri
e Cecco d’Ascoli
166
5. La poesia familiare e giocosa: Folgóre da san
Gimignano, Cecco Angiolieri e Pieraccio
Tedaldi
167
6. La prosa ascetica
170
7. I Fioretti di san Francesco, Domenico Cavalca,
Giordano da Rivalto
171
8. I volgarizzamenti e le compilazioni: Bartolomeo
da San Concordio, Armannino giudice,
frate Guido da Pisa, l’Avventuroso Ciciliano
172
9. La storiografia: Dino Compagni e Giovanni
Villani
174
10. Studi classici: Albertino Mussato
177
CAPITOLO X. – Il Petrarca
189
1. La posizione del Petrarca nella storia del
pensiero
189
2. La vita giovanile del Petrarca
189
3. Le epistole in prosa e le epistole metriche
190
4. Il Petrarca ad Avignone. Laura
191
5. Il Petrarca e i Colonna. Viaggi dal 1333 al
1340. Valchiusa
191
6. Il Petrarca bibliofilo e cultore degli studi
classici
192
7. Il classicismo prima del Petrarca
193
8. Il classicismo del Petrarca
194
9. L’Africa
194
10. Il De viris illustribus e i libri Rerum memorandarum
195
11. L’incoronazione e la vita del Petrarca dal
1340 al 1347
196
12. L’amore del Petrarca per l’ltalia e per Roma.
Il Petrarca e il Papato
197
13. Le idee politiche del Petrarca; il Petrarca e
Cola di Rienzo. Vita dal 1347 al 1353. Il Petrarca
e Carlo iv
198
14. Onori resi al Petrarca. Il Petrarca e i Visconti
199
15. Il Petrarca a Milano dal 1353 al 1361. Il Bucolicum
carmen
200
16. Il Secretum. Il De vita solitaria e il De ocio.
Il De remediis
200
17. La filosofia e l’accidia del Petrarca
203
18. Gli ultimi anni e la morte
203
19. Il Canzoniere. La composizione
204
20. Laura nel Canzoniere e l’amore del Petrarca
205
21. Le rime per Laura nella prima parte del Canzoniere
205
22. Le rime per Laura nella seconda parte del
Canzoniere e le rime di vario argomento
206
23. L’arte nel Canzoniere
207
24. I Trionfi
209
CAPITOLO XI. – Il Boccaccio
219
1. Condizioni letterarie a mezzo il sec. XIV
219
2. La vita del Boccaccio sino al 1351
219
3. Il Filocolo
220
4. Il Filostrato, la Teseide, il Ninfale fiesolano
221
5. La Caccia di Diana, l’Ameto e l’Amorosa
Visione
222
6. L’Elegia di madonna Fiammetta e le Rime ..
223
7. Il Decamerón. La cornice
224
8. Gli argomenti, le fonti e il carattere generale
delle novelle
225
9. I vari aspetti della società nel Decamerón
226
10. L’eroico e il tragico nel Decamerón
227
11. Il comico
228
12. La satira e il sentimento religioso
229
13. L’arte
229
14. Il Decamerón e la Divina Commedia
230
15. La vita del Boccaccio dopo il 1351. Il Corbaccio
231
16. Gli studi classici, le opere latine e il carattere
dell’erudizione del Boccaccio
232
17. La visita del Ciani e gli ultimi anni del Boccaccio
233
18. Studi danteschi
233
19. La morte
234
CAPITOLO XII. – La letteratura
nella seconda metà del secolo XIV
241
1. La fortuna di Dante nel sec. XIV
241
2. Gli imitatori: Fazio degli Uberti e Federico
Frezzi e altri
242
3. L’alta lirica
244
4. La lirica borghese
249
5. La lirica del mondo elegante
250
6. La poesia narrativa popolaresca
252
7. I poemi di Antonio Pucci
253
8. La prosa. Ser Giovanni Fiorentino e Giovanni
Sercambi
255
9. Franco Sacchetti
254
10. Trattati ascetici: Jacopo Passavanti
256
11. Lettere ascetiche: S. Caterina da Siena
257
12. Poesia sacra
258
13. Conclusione
259
IL RINASCIMENTO
CAPITOLO XIII. – La filologia e la letteratura
in lingua latina nel secolo XV
269
1. La letteratura del Medioevo e la letteratura
del Rinascimento
269
2. Gli studia humanitatis. Le scoperte; la critica
dei testi e commenti
271
3. Lorenzo Valla. Le scuole
272
4. Gli studi del greco. Marsilio Ficino
274
5. Il mecenatismo e l’umanesimo. I papi, i principi
e i Comuni. Francesco Filelfo
275
6. La storiografia umanistica: Leonardo Bruni e
Biondo Flavio. L’archeologia e l’antiquaria
277
7. I trattati: Poggio Bracciolini. Le epistole. Le
orazioni. Le invettive
279
8. La poesia latina
280
9. Gioviano Pontano
281
CAPITOLO XIV. – La poesia volgare
del Quattrocento
291
1. Contrasto fra il latino e il volgare. Il certame
coronario
291
2. Imitazioni dantesche
292
3. La lirica volgare
294
4. La poesia burlesca e familiare
298
5. Il teatro sacro e i drammi profani modellati
sulle sacre rappresentazioni
303
6. La lirica popolaresca. Leonardo Giustinian .
305
7. Lorenzo il Magnifico
306
8. Angelo Poliziano
308
9. Il Poliziano poeta volgare
309
CAPITOLO XV. – La prosa volgare
del Quattrocento
321
1. Le due tradizioni della prosa nel Quattrocento
321
2. La tradizione popolare: lettere e ricordanze
familiari. S. Bernardino da Siena. Girolamo
Savonarola. Feo Belcari
321
3. Giovanni Dominici. Vespasiano da Bisticci.
Giovanni Cavalcanti. Scritture politiche
322
4. Leonardo da Vinci
323
5. La tradizione latineggiante: Leonardo Bruni.
Matteo Palmieri
324
6. Leon Battista Alberti
325
7. La novellistica: il Paradiso degli Alberti. Il
Novellino di Masuccio Salernitano
326
8. La letteratura napoletana del Quattrocento ..
329
9. Jacopo Sannazzaro
330
10. L’Arcadia
331
CAPITOLO XVI. – La letteratura
cavalleresca
339
1. La letteratura cavalleresca in Toscana. Racconti
carolingi e brettoni
339
2. La popolarità dei racconti cavallereschi. I
Reali di Francia di Andrea da Barberino
340
3. Carattere e schema dei poemi carolingi toscani
341
4. I Pulci
341
5. Il Morgante: le fonti e il carattere popolaresco
del poema
342
6. La comicità del Morgante
343
7. Morgante e Margutte
344
8. L’episodio di Astarotte
345
9. L’arte del Pulci
345
10. Matteo Maria. Boiardo e le sue opere minori
346
11. Lo spirito, la materia e la struttura dell’Innamorato
346
12. L’arte del Boiardo
348
13. Il Mambriano del Cieco da Ferrara. Le continuazioni
e i rifacimenti dell’Innamorato
349
CAPITOLO XVII. – Condizioni generali
del pensiero e dell’arte nel Cinquecento
353
1. Lo spirito italiano e la letteratura nella prima
metà del secolo
353
2. L’atteggiamento estetico dello spirito nella
vita. Le corti
354
3. L’architettura nel secolo XV e nei primi decenni
del XVI
354
4. La scultura. Michelangelo
355
5. La pittura. Raffaello
356
6. La moralità e la religione nei primi decenni
del Cinquecento
358
7. La Riforma e la Controriforma
359
8. La letteratura e le arti nella seconda metà del
secolo XVI
360
9. La letteratura e la Controriforma. L’Indice ..
361
CAPITOLO XVIII. – La filologia, la critica
e gli studi intorno al volgare
nel Cinquecento
365
1. Frutti della filologia quattrocentesca. La
stampa. Aldo Manuzio
365
2. Gli studi del mondo classico nella prima metà
del secolo XVI. Il ciceronianismo
366
3. Roma e Leone x
367
4. Gli studi classici nella seconda metà del secolo.
La fine del ciceronianismo. Gli studi filologici
e storici sul mondo antico
367
5. La dottrina estetica del Rinascimento
368
6. La critica letteraria. Dispute dantesche
369
7. Ultimi contrasti fra il volgare e il latino. Le
prime grammatiche e i primi vocabolari del
volgare
370
8. Pietro Bembo, le sue Prose e la sua teoria
linguistica
371
9. Altre teorie linguistiche. Giangiorgio Trissino
372
10. La questione e gli studi della lingua
373
11. Giudizio sulle teorie linguistiche del secolo
XVI
374
CAPITOLO XIX. – Il Machiavelli
e il pensiero politico nel secolo XVI
379
1. Condizioni politiche d’Italia nel primo trentennio
del secolo
379
2. Il Machiavelli nella segreteria e nelle legazioni
380
3. Opuscoli politici del Machiavelli L’«ordinanza
»
381
4. Il ritorno dei Medici. Il Machiavelli a San
Casciano
382
5. I Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio
383
6. Il Principe
385
7. I dialoghi Dell’arte della guerra
386
8. La Mandragola e la Clizia
387
9. La Vita di Castruccio e le Storie fiorentine ..
387
10. Gli ultimi anni e la morte del Machiavelli
389
11. Donato Giannotti
389
12. Francesco Guicciardini e le sue opere minori
390
13. Le Considerazioni sui Discorsi del Machiavelli
e i Ricordi politici e civili
392
14. Gli Ultimi anni
392
15. La Storia d’Italia. Il Machiavelli e il Guicciardini
393
16. La scienza politica dopo la caduta della libertà.
Paolo Paruta e le sue opere
394
17. Giovanni Botero
396
CAPITOLO XX. – L’Ariosto e
la poesia narrativa
403
1. La gioventú dell’Ariosto e le sue poesie latine
403
2. L’Ariosto al servigio del card. Ippolito
404
3. Risurrezione del teatro comico latino
404
4. Le commedie dell’Ariosto
405
5. L’Ariosto al servigio del duca Alfonso e
governatore della Garfagnana. Le liriche
volgari
406
6. Il carattere dell’Ariosto e le sue Satire
407
7. Gli ultimi anni e la morte dell’Ariosto
408
8. L’Orlando Furioso. La materia e l’organismo
del poema
408
9. La pazzia d’Orlando e le avventure di Ruggiero
409
10. L’essenza della poesia ariostesca
410
11. Le fonti del Furioso
411
12. Il classicismo e l’arte nel Furioso
412
13. La poesia cavalleresca dopo il Furioso
413
14. Teofilo Folengo e le sue opere minori
414
15. Le opere maccheroniche
414
16. L’arte del Folengo
416
17. L’epica religiosa latina. Il De partu del
Sannazzaro e la Christias del Vida
417
18. Il poema di stampo classico. L’Italia liberata
del Trissino
418
19. L’Alamanni e i suoi poemi epici
419
20. Il ciclo cavalleresco d’Amadigi. Bernardo
Tasso
420
21. L’Amadigi di Bernardo Tasso
420
22. Discussioni teoriche sul poema epico
421
23. Versioni di poemi classici: l’Eneide del
Caro, le Metamorfosi dell’Anguillara. Poemetti
mitologici
422
CAPITOLO XXI. – La lirica e le forme
minori della poesia nei secoli XVI
431
1. La lirica latina
431
2. La lirica volgare al principio del secolo e la
lirica popolareggiante
432
3. La riforma del Bembo
432
4. Petrarchismo e Bembismo
433
5. Caratteri e monotonia della lirica petrarcheggiante
434
6. Galeazzo di Tarsia e Luigi Tansillo
436
7. La cultura femminile e le rimatrici
437
8. Veronica Gambara e Gaspara Stampa e altre
poetesse femminili
437
9. Vittoria Colonna
438
10. Michelangelo Buonarroti lirico
439
11. Innovazioni stilistiche e metriche nella lirica
439
12. La lirica politica
440
13. Poemetti epico-lirici
441
14. La satira classicheggiante
441
15. La satira politica e personale. Le Pasquinate
442
16. Pietro Aretino
442
17. Francesco Berni principe dei burleschi
443
18. Antonfrancesco Grazzini detto il Lasca
444
19. La poesia didascalica latina
445
20. La poesia didascalica in volgare. Giovanni
Rucellai e Luigi Alamanni
446
21. Poemi didascalici di Luigi Tansillo, di Erasmo
di Valvason e di Bernardino Baldi
446
CAPITOLO XXII. – Il teatro
nel secolo XVI
453
1. L’imitazione classica nel teatro. La tragedia
453
2. La Sofonisba di Giangiorgio Trissino e i
caratteri generali del teatro tragico
453
3. Tragedia d’imitazione greca
454
4. La riforma di Giambattista Giraldi Cinzio e
l’Orbecche
455
5. La Canace di Sperone Speroni. L’Orazia
di Pietro Aretino
456
6. La tragedia d’imitazione senecana
456
7. Il teatro comico. La Calandria e l’immoralità
nella commedia del Cinquecento
457
8. Autori comici toscani e fiorentini. Pietro
Aretino
458
9. Lorenzino de’ Medici, il Lasca, il Cecchi ..
458
10. Autori comici non toscani: Giangiorgio
Trissino, Ludovico Dolce, Giambattista
Della Porta, Giordano Bruno
459
11. Caratteri generali della commedia nel secolo
XVI
460
12. Il dramma pastorale. La poesia bucolica e
le origini del dramma
461
13. Battista Guarini e il Pastor fido
463
14. Il teatro popolaraggiante. Il Ruzzante
464
15. Le farse rusticali e le commedie pastorali
senesi
465
16. Andrea Calmo
466
CAPITOLO XXIII. – La prosa
nel secolo XVI
471
1. Caratteri generali della prosa
471
2. La storiografia a Firenze: Giambattista Adriani,
Jacopo Nardi, Benedetto Varchi
472
3. Pier Francesco Giambullari, Bernardo Davanzati
473
4. La storiografia fuor di Toscana: Pietro
Bembo, le relazioni degli ambasciatori veneti,
Jacopo Bonfadio, Uberto Foglietta,
Angelo di Costanzo, Camillo Porzio
474
5. Paolo Giovio
474
6. Storie e relazioni di viaggi: Pietro Martire,
Giampietro Maffei, Giambattista Ramusio,
Filippo Sassetti
475
7. Cronache e diari: Marino Sanudo
476
8. La critica storica e la storia erudita: Vincenzo
Borghini, Scipione Ammirato, Cesare
Baronio
476
9. Le biografie: Giorgio Vasari
476
10. Le autobiografie: Benvenuto Cellini
477
11. Caratteri generali della novellistica
479
12. Antonfrancesco Grazzini detto Lasca
480
13. Straparola
480
14. di Giambattista Giraldi Cinzio
480
15. Agnolo Firenzuola
481
16. Matteo Bandello
482
17. Baldesar Castiglione e il suo Cortegiano ..
483
18. La prosa dottrinale
485
19. Giordano Bruno
486
20. Giovanni Della Casa e il Galateo
487
21. Gli Asolani di Pietro Bembo e i dialoghi di
Sperone Speroni
487
22. Giambattista Gelli e i suoi dialoghi
488
23. Anton Francesco Doni e i Marmi
489
24. La polemica tra Lodovico Castelvetro e
Annibal Caro
489
25. L’eloquenza
490
26. Lorenzino de’ Medici e la sua Apologia
491
27. L’epistolografia
491
CAPITOLO XXIV. – Torquato Tasso
499
1. La nascita e la gioventú di Torquato fino al
1562
499
2. Il Rinaldo e il concepimento della Gerusalemme
liberata
500
3. La vita del Tasso dal 1562 al 1575
501
4. Il Tasso al servizio di Alfonso ii. L’Aminta
501
5. Le idee del Tasso sul poema eroico e il
compimento della Liberata
502
6. La revisione
503
7. La vita del Tasso dal 1575 al 1579
504
8. Le cause della sua prigionia
505
9. Il Tasso a S. Anna
506
10. Le prime edizioni della Liberata
506
11. L’argomento della Liberata
507
12. Le fonti e la natura del poema. L’elemento
epico
508
13. Il romanzo, l’elegia e l’idillio nella Liberata
509
14. Lo stile, la lingua e la verseggiatura
510
15. Le polemiche intorno alla Gerusalemme
511
16. Le liriche del Tasso
511
17. I dialoghi
512
18. Le lettere
513
19. La liberazione di Torquato e gli ultimi anni
della sua vita
514
20. Il Torrismondo
515
21. La Gerusalemme conquistata
515
22. Il Mondo creato
516
23. La morte del Tasso
517
24. Conclusione
517
L’ETA` MODERNA
CAPITOLO XXV. – Condizioni generali
della vita e della cultura italiana nel
Seicento e nel Settecento
525
1. Condizioni politiche e morali d’Italia nel secolo
XVII e nel XVIII
525
2. Carattere. generale della letteratura nel periodo
d’ella transizione (1575-1763)
527
3. ll Secentismo
527
4. La genesi del Secentismo
528
5. L’Umanesimo fuori d’Italia
529
6. Fenomeni letterari affini al Secentismo in
Francia, in Spagna e in Inghilterra
531
7. Esaurimento e trasformazione del Secentismo
531
8. La scienza della natura, la critica e la filosofia
nel periodo della transizione
532
9. Le Biblioteche, i Musei e le Accademie
533
10. Conclusione
534
CAPITOLO XXVI. – Il Marino
e la poesia del suo tempo
539
1. Giambattista Marino
539
2. Le opere minori del Marino
540
3. L’Adone e l’arte del Marino
540
4. La lirica nella prima metà del Seicento
542
5. Gabriello Chiabrera e la sua arte
545
6. La lirica del Chiabrera
546
7. Fulvio Testi
546
8. La lirica del Testi
547
9. Le arti del disegno nel Seicento
547
10. L’epica nel Seicento
549
11. La Croce racquistata di Francesco Bracciolini
e il Conquisto di Granata di Girolamo
Graziani
549
12. Alessandro Tassoni e le sue opere minori .
550
13. La Secchia rapita
551
14. Poemi eroicomici e poemi giocosi: lo Scherno
degli Dei e il Malmantile
552
15. La poesia satirica: Salvator Rosa
553
16. La poesia burlesca
555
CAPITOLO XXVII. – Galileo e la prosa
del suo tempo
561
1. L’Umanesimo e la scienza della natura
561
2. La vita di Galileo fino al 1592
561
3. Il metodo galileiano
562
4. Galileo lettore a Padova. Galileo a Firenze
562
5. Galileo e il sistema copernicano. Il Saggiatore.
Il Dialogo de’ massimi sistemi
563
6. La condanna e gli ultimi anni di Galileo. I
Dialoghi delle nuove scienze
565
7. La prosa galileiana
566
8. Il pensiero politico. Tommaso Campanella
566
9. Traiano Boccalini e le sue opere
567
10. Il Boccalini e la critica letteraria
568
11. Paolo Sarpi
569
12. La Storia del Concilio di Trento del Sarpi e
quella del Pallavicino
569
13. La storiografia nella prima metà del Seicento:
il Dàvila e il Bentivoglio
570
14. I romanzi nel Seicento
571
15. Le novelle: Giambattista Basile
572
16. L’eloquenza sacra: Paolo Segneri
574
CAPITOLO XXVIII. – La poesia
nell’età dell’Arcadia
581
1. Verso l’Arcadia
581
2. Francesco Redi poeta
581
3. Vincenzo da Filicaica e Alessandro Guidi
582
4. Francesco di Lemène e Carlo Maria Maggi
583
5. La fondazione dell’Arcadia
583
6. Valore storico dell’Arcadia
584
7. La poesia d’Arcadia. Giambattista Zappi,
Eustachio Manfredi
585
8. La canzonetta. Paolo Rolli e Pietro Metastasio
586
9. Carlo Innocenzo Frugoni
587
10. La poesia burlesca
587
11. La poesia satirica: Benedetto Menzini e Lodovico
Sergardi
588
12. Il poema giocoso nel sec. XVIII. Il Ricciardetto
di Niccolò Forteguerri
589
CAPITOLO XXIX. – La commedia e il
melodramma: Pietro Metastasio
e Carlo Goldoni
595
1. Origine della commedia dell’arte: le maschere
595
2. Vicende della commedia improvvisa
596
3. La commedia scritta nel secolo XVII
597
4. Il dramma pastorale
598
5. Origine e primo fiorire del melodramma
598
6. Decadenza del melodramma nel secolo
XVII
599
7. La riforma: Apostolo Zeno
600
8. La vita di Pietro Metastasio sino al 1730
600
9. Il Metastasio a Vienna
601
10. L’arte del Metastasio
602
11. Qualità esteriori dei melodrammi metastasiani
603
12. L’opera buffa e il melodramma dopo il
Metastasio
603
13. Precursori di Carlo Goldoni
604
14. La vita del Goldoni fino al 1741
605
15. Inizio della riforma del Goldoni
605
16. Il Goldoni colla compagnia Medebac
606
17. Il Goldoni al teatro di S. Luca
606
18. Gara con Pietro Chiari
607
19. Carlo Gozzi contro il Goldoni e il Chiari.
Le Fiabe del Gozzi
607
20. Il Goldoni a Parigi; sua morte
608
21. Il teatro del Goldoni: tessitura e comicità
delle sue commedie
609
22. I caratteri e l’ambiente
610
23. L’elemento satirico nella commedia del
Goldoni
611
24. La lingua e il dialogo del Goldoni
611
25. La commedia goldoniana dopo il Goldoni
612
CAPITOLO XXX. – La prosa
nell’età dell’Arcadia
619
1. Significato della storia della prosa da mezzo
il Seicento alla fine del sec. XVIII
619
2. Gli studi scientifici
619
3. La storiografia nella seconda metà del Seicento
620
4. La storia erudita nel sec. XVIII
621
5. L. A. Muratori
622
6. Girolamo Tiraboschi
623
7. La filosofia della storia: Giambattista Vico
624
8. La Scienza nuova
625
9. La storia politica. Pietro Giannone
625
10. Il movimento filosofico nella seconda metà
del sec. XVIII
626
11. Divulgazione della scienza
627
12. Gli enciclopedisti italiani
628
13. La letteratura periodica. Il Caffè
629
14. L’estetica e la critica letteraria nel sec.
XVIII
630
15. F. Algarotti
631
16. S. Bettinelli e le Lettere Virgiliane
631
17. La critica dantesca del Settecento e la Difesa
di Dante
633
18. Gaspare Gozzi
633
19. Giuseppe Baretti
634
20. La critica del Baretti
635
21. Lo spirito filosofico nella storia
636
22. Dottrine linguistiche
637
23. M. Cesarotti
638
CAPITOLO XXXI. – Il Parini
e poesia del suo tempo
647
1. Rinnovamento dell’arte. La poesia melica
647
2. La lirica d’atteggiamento classico
647
3. La vita del Parini fino alla pubblicazione
del Mattino
648
4. Dalla pubblicazione del Mattino alla morte
650
5. La satira del costume nel secolo XVIII e la
materia dell’arte pariniana
651
6. Il soggetto del Giorno
652
7. L’ironia del Parini
652
8. Gli intenti e l’arte del Giorno
653
9. Le Odi
654
10. L’arte nelle Odi
656
11. I favolisti. Giambattista Casti
656
12. La poesia didascalica. Lorenzo Mascheroni
657
13. Alfonso Varano
658
CAPITOLO XXXII. – Il Teatro tragico
e l’Alfieri
663
1. La tragedia nel secolo XVII
663
2. Il fervore tragico del Settecento: Pier Jacopo
Martelli, Gian Vincenzo Gravina
664
3. Scipione Maffei
664
4. La tragedia nel secolo XVIII fino all’Alfieri
665
5. La vita di Vittorio Alfieri fino al 1775
666
6. Dal 1775 alla morte
667
7. Il pensiero politico dell’Alfieri
668
8. Le opere in prosa
669
9. Intento, soggetti, struttura, stile e verso
delle tragedie alfieriane
670
10. Le grandi tragedie
671
11. Le tragedie di libertà
672
12. Le minori opere di poesia dell’Alfieri
672
13. Il dramma borghese e la tragedia dopo
l’Alfieri
674
14. Prodromi della tragedia romantica
674
CAPITOLO XXXIII. – Influssi letterari
stranieri
679
1. Sguardo generale
679
2. Influssi francesi e inglesi
679
3. La poesia sepolcrale
681
4. I poemi ossianeschi
681
5. Relazioni della letteratura italiana colla tedesca
682
6. Ippolito Pindemonte
683
CAPITOLO XXXIV. – La letteratura del
periodo napoleonico.
Il Monti e il Foscolo
685
1. Carattere generale della letteratura nel periodo
napoleonico
685
2. Vincenzo Monti a Ferrara e a Roma
686
3. Le poesie del periodo romano: le liriche
687
4. Le tragedie
687
5. I poemetti d’ispirazione storica
688
6. Il Monti durante la Cisalpina
689
7. Il Monti durante il Regno italico
689
8. Il Prometeo, la Mascheroniana, il Bardo
della Selva Nera
690
9. La versione dell’Iliade e il classicismo del
Monti
691
10. Il Monti al tempo degli Austriaci. La Feroniade.
Gli ultimi anni e la morte
692
11. La poesia e l’arte del Monti
693
12. La giovinezza di Ugo Foscolo
693
13. Le liriche del Foscolo
694
14. Le Ultime lettere di Jacopo Ortis
695
15. I Sepolcri
696
16. La vita del Foscolo dal 1807 al 1813. Le
tragedie
697
17. Le Grazie
698
18. L’esilio
699
19. Il Foscolo critico e prosatore
699
20. Gli ultimi anni e la morte
700
21. La poesia dei minori. La poesia d’occasione.
Il Neoclassicismo nella poesia
700
22. Filippo Pananti. Cesare Arici
701
23. Erudizione e filosofia
702
24. La prosa. Carlo Botta
702
25. Pietro Colletta e Vincenzo Cuoco
703
26. La vita di Pietro Giordani
704
27. La prosa del Giordani
704
28. Antonio Cesari
705
29. La questione della lingua: Vincenzo Monti
e Giulio Perticari
706
30. La poesia vernacola: Giovanni Meli. Pietro
Buratti
707
31. Carlo Porta
708
CAPITOLO XXXV. – Alessandro Manzoni
e il Romanticismo
715
1. Genesi del Romanticismo italiano
715
2. Le prime polemiche per il Romanticismo e
la Lettera semiseria di Grisostomo
716
3. La Biblioteca italiana e il Conciliatore. Le
dottrine romantiche
716
4. Osservazioni sulle dottrine e sull’arte romantica
718
5. La controversia fra Classicisti e Romantici
718
6. Alessandro Manzoni. La gioventù e le prime
poesie
719
7. La conversione del Manzoni
720
8. Gli Inni sacri
721
9. Le poesie politiche
721
10. Le tragedie. Loro struttura e loro argomenti
722
11. L’arte del Manzoni nelle tragedie
723
12. Opere di filosofia
725
13. Opere d’estetica e di storia
725
14. Opere intorno alla lingua
726
15. La vita del Manzoni dal 1810 alla morte
727
16. La mente del Manzoni
727
17. Genesi dei Promessi Sposi. La prima minuta
e le due edizioni
728
18. L’elemento storico e il fantastico nei Promessi
Sposi
729
19. Il significato morale del romanzo
730
20. L’arte nei Promessi Sposi
730
21. Il comico, l’ironia e l’umorismo. Lo stile ..
731
22. Il discorso Del romanzo storico e la Storia
della Colonna infame
732
23. La fortuna dei Promessi Sposi e l’efficacia
dell’opera del Manzoni
732
CAPITOLO XXXVI. –
Giacomo Leopardi
739
1. Il Leopardi e gli avviamenti della letteratura
del suo tempo
739
2. Infanzia e primi studi del Leopardi
739
3. Patimenti morali
740
4. Il Leopardi a Roma. A Milano al servigio
dell’editore Stella. Soggiorni a Bologna,
Firenze e Pisa
741
5. Gli ultimi anni e la morte
742
6. Il pessimismo del Leopardi
742
7. La cosiddetta conversione letteraria
743
8. Le prime poesie e le canzoni del 1818
744
9. Le liriche dolorose
745
10. L’arte nella lirica del Leopardi
746
11. Il Leopardi poeta satirico
747
12. Le Operette morali e i Pensieri
748
13. L’epistolario e lo Zibaldone
749
CAPITOLO XXXVII. – La letteratura
nel periodo delle Rivoluzioni
753
1. Sguardo generale
753
2. Il Romanticismo schietto
753
3. Il romanzo storico: Tommaso Grossi e il
Marco Visconti
753
4. Massimo d’Azeglio e i suoi romanzi
755
5. Cesare Cantù
756
6. La tragedia
756
7. Silvio Pellico e le Mie prigioni
757
8. La novella in versi
758
9. La lirica romantica
758
10. Il Romanticismo classicheggiante: Niccolò
Tommaseo e la sua opera letteraria
759
11. Giuseppe Mazzini critico e scrittore
760
12. Francesco Domenico Guerrazzi
761
13. Giambattista Niccolini e le sue tragedie
762
14. Il classicismo puro
763
15. I classicisti romanticheggianti
764
16. La storiografia
764
17. Carattere patriottico della letteratura di
questo periodo. I satirici. Giuseppe Gioacchino
Belli
765
18. Giuseppe Giusti
766
19. I poeti della patria: Giovanni Berchet
767
20. Gabriele Rossetti, Pietro Giannone, Angelo
Brofferio, Alwssandro Poerio, Goffredo
Mameli, Luigi Mercantini
768
21. Gli scrittori politici: Vincenzo Gioberti
769
CAPITOLO XXXVIII. – La letteratura
della nuova Italia
777
1. Il secondo romanticismo
777
2. Giovanni Prati e Aleardo Aleardi
778
3. La scapigliatura: G. Rovani, E. Praga, A.
Boito
778
4. G. Zanella
781
5. Il romanzo: Giovanni Ruffini, Ippolito
Nievo
781
6. Il teatro: P. Cossa
782
7. P. Ferrari, G. Gallina, G. Giacosa, E. A.
Butti, R. Bracco
783
8. La reazione al romanticismo: Giosuè Carducci
784
9. Giovanni Pascoli
785
10. Gabriele D’Annunzio
787
11. Arturo Graf. Mario Rapisardi
788
12. Poeti dialettali: C. Pascarella, S. di Giacomo
e altri
789
13. Il romanzo verista. L. Capuana, G. Verga e
altri rappresentanti del verismo regionale .
790
14. Altri romanzieri dell’estremo Ottocento:
Emilio De Marchi, Alfredo Oriani, Antonio
Fogazzaro
794
15. E. De Amicis e la prosa moderna
795
16. La letteratura nel primo trentennio del sec.
XX: A. Panzini, L. Pirandello. Epigoni del
verismo regionale. A. Soffici, G. Papini
797
17. Il futurismo e i crepuscolari: Filippo Tommaso
Marinetti e Guido Gozzano. Aldo
Palazzeschi, Ada Negri e altri poeti
799
18. Prosatori
800
19. Gli studi critici nella nuova Italia. Francesco
De Sanctis
801
20. La critica erudita e gli studi storici nell’ultimo
ventennio del. sec. XIX
802
21. Eccessi positivistici e rinnovamento idealistico
degli studi storico-critici
804

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