Psicologia Clinica Perinatale - Vademecum per tutti gli addetti alla nascita (genitori inclusi)
Imbasciati - Dabrassi - Cena
25,00 €
Introduzione
Una Psicologia Clinica Perinatale si concepisce, si fa nascere, la si deve allevare. In effetti, prima d’ora erano nate varie associazioni, e pubblicazioni, che avevano e hanno destato l’interesse degli studiosi, psicologi in particolare, per i primi periodi della vita dell’uomo, ma non mi risulta che finora in Italia si sia parlato proprio di Psicologia Clinica Perinatale, né tanto meno che esista in proposito un testo. Mi sembra allora giustificato descrivere come questa idea di Psicologia Clinica applicata a quest’area, e tale testo, siano stati concepiti, gestati, ora neonati.
Da una vita mi dedico alla Psicologia Clinica, da oltre vent’anni alle teorie del primo sviluppo della mente umana, da una decina al suo riscontro clinico nel feto e nel neonato. In questo lungo “concepire” fortunatamente mi sono incontrato con la rivista Nascere e la sua lunga tradizione clinica e culturale: Ferruccio Miraglia, il primo primario ostetrico-ginecologico che oltre quarant’anni fa si è battuto per promuovere l’applicazione dei principi psicologici (grazie anche ad una sua personale formazione con l’illustre psicoanalista ormai scomparso, Franco Fornari) all’ostetricia e alla neonatologia, affiancato dalla sua allieva e continuatrice Marisa Farinet. La loro rivista, oggi al suo XXXIV anno, ha tenuto desto l’interesse degli ostetrici, e molto più delle ostetriche, agli aspetti umani del nascere, alle loro implicanze psichiche, per la donna e il futuro del bimbo, sviluppando una linea scientifico-culturale che ha moderato la progressiva medicalizzazione, tecnicizzazione e disumanizzazione del parto che, nel frattempo crescente e cresciuta, sostenuta dall’ottimo intento di usare i progressi della medicina per ridurre i rischi della gestante, aveva però offuscato aspetti non meno importanti della vita umana, e della donna in particolare.
Su Nascere sia io che miei allievi (allieve!) abbiamo negli anni pubblicato. Contemporaneamente sulla rivista PsychoMedia abbiamo curato una rubrica di Psicologia Perinatale. Ma l’idea di chiamarla “clinica” ha dovuto aspettare che io maturassi, lungo l’esperienza con colleghi universitari di altre discipline, una presa di coscienza circa gli equivoci che intorno a questo aggettivo, “clinico”, applicato alla psicologia, circolano nella cultura medica; e che a tale argomento rivolgessi una ricerca sulla didattica.
Intanto, nella mia sede universitaria, la Facoltà di Medicina di Brescia, maturava un’altra “gestazione”: il primo Professore Associato italiano del nuovo settore scientifico-disciplinare Med 47 – discipline ostetriche. Questo nuovo settore si è differenziato dal più tradizionale Med 40 – Ostetricia e Ginecologia, in relazione alla promozione di una formazione universitaria per le ostetriche culminata nella istituzione dell’apposita laurea, prima triennale, ora anche specialistica. Quest’ultimo sviluppo ha visto conciliare le istanze di quegli ostetrico-ginecologi che avevano lamentato l’eccessiva pregnanza della ginecologia, e del suo aspetto chirurgico, rispetto all’ostetricia: questa avrebbe invece dovuto rimanere nell’alveo medico di una assistenza (ad-sisto, ma non intervengo) a un evento biologico naturale. Il primo Professore Associato Med 47 è stato, proprio a Brescia, l’ex-ostetrica Miriam Guana, da tempo attiva collaboratrice nella redazione di Nascere e promotrice di un movimento politico-scientifico-culturale per la formazione delle ostetriche, e per una loro emancipazione e differenziazione dal ruolo fino allora svolto nell’ombra degli ostetrico-ginecologi, nonché per una riumanizzazione del “percorso nascita”.
Questo è il titolo di un fascicolo speciale di Nascere dedicato ad una serie di seminari interdisciplinari organizzati nel settembre-novembre 2004 nella collaborazione della mia Cattedra (Psicologia Clinica) con il Collegio Ostetriche di Brescia e con la Cattedra di Ostetricia-ginecologia del Prof. Umberto Bianchi. A questi va il merito di aver promosso in Italia la dignità universitaria del Med 47 riuscendo appunto a formare il primo Professore Associato italiano di questo settore; nonché il merito di aver patrocinato l’iniziativa mia e della Prof. Guana nell’organizzare i suddetti seminari intitolati appunto “Il Percorso Nascita”.
Parteciparono molte persone, studiosi e operatori: ostetriche, ostetrico-ginecologi, psicologi, ospedalieri e universitari, assistenti sociali, e anche biologi. È qui che è stata concepita l’idea di una Psicologia Clinica Perinatale, celebrata con la nascita, oggi, del presente testo.
Il concepimento fu semplice, e piacevole, come si conviene a un concepimento. La gestazione molto laboriosa. Ai seminari infatti i relatori avevano portato relazioni, appunto, scritte per un seminario, o talora non scritte, salvo l’abstract che servì al fascicolo speciale di Nascere: fare un libro richiede un obbligo ulteriore, anche gradito ma non previsto. Non fu facile, anche inviando tutto il materiale registrato, ottenere da tutti “pezzi di libro”. Né fu facile soprattutto perché dalle discussioni nacquero (parti plurigemellari!) altri “pezzi”, forse i più interessanti. Né fu infine facile per me ordinare in sequenza organica tutto quanto si produceva: oltre un anno di gestazione, con un grosso editing, mio e della seconda autrice del presente volume.
Che neonato è venuto al mondo? Spero che ce ne siano altri, e che una Psicologia Clinica Perinatale diventi una disciplina specifica, per gli psicologi che potranno collaborare con le ostetriche; e per la formazione delle ostetriche stesse, ora avviate nella laurea specialistica; nonché che possa servire ai neonatologi. Qui infatti si declina un “filo” che ho voluto tessere lungo tutto il volume. Una psicologia clinica applicata alle vicende perinatali può ottenere: a)riportare il parto alle sue condizioni originarie di evento naturale della vita umana, non medicalizzato salvo i casi necessari; b) promuovere una professione specifica dell’ostetrica in una dimensione che attinga sia alle scienze medico-biologiche sia a quelle psicologiche: si pensi per esempio ad una futura professione consultoriale per la coppia; c) promuovere una maggior partecipazione psichica della donna e della coppia al progetto di creare un nuovo individuo; d) promuovere la relazione gestante/feto-genitore/neonato con tutte le relative ricadute. Quest’ultime vengono sottolineate in particolare nel presente testo. È infatti accertato che la struttura mentale del futuro individuo si forma in epoca fetale e neonatale e dipende dalla qualità della relazione del bimbo coi suoi care-givers, con la relativa comunicazione non verbale che “insegna” al cervello del bimbo a costituire neuralmente i programmi funzionali che gli serviranno a imparare in modi sempre più articolati (Imbasciati, 2006 a, b; Imbasciati, 2007). Questo significa che tutto il futuro sviluppo psichico e psicosomatico (il che a sua volta vuol dire sviluppo fisico del neonato) del futuro individuo umano saranno condizionati, nel bene o nel male, dalla qualità del primo sviluppo psichico; e questo dalla relazione genitoriale.
Ne discende che quanto enunciato sub d) significa perseguire l’intento di promuovere la salute (benessere fisico e psichico secondo la definizione dell’O.M.S.), in vista di un miglioramento dei futuri individui. Possiamo ardire di dire che in tale intento ci si immette in un’impresa di miglioramento dell’umanità.
Ci auguriamo pertanto che questo libro possa aprire una strada in questa impresa e che molti altri studiosi ne possano aprire e spianare altre.
Milano, 9 Dicembre 2006 Antonio Imbasciati
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